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Ciclo pittorico dedicato a Boško e Admira, i due giovani uccisi a Sarajevo nel 1993 sul ponte Vrbanja, dove vennero lasciati a giacere.

Per sette giorni e sette notti su quel ponte, abbracciati nella Morte ma per sempre vivi nell’Idea.

Dedico il ciclo pittorico “Abbracci” ai giovani sarajevesi Admira e Boško, al loro amore e alla loro improvvisa, triste e incomprensibile scomparsa al tempo della tragedia che colpì la loro città interrompendo vite e sogni, loro e di molti loro concittadini.

I colpi dei cecchini impedirono ai due innamorati di continuare a vivere altrove, in un posto più felice, il loro amore ormai sbocciato. Resteranno così abbracciati in eterno sul Vrbanja, il ponte sul fiume Miljacka, come simbolo e monito delle “tenebre” che possono oscurare la mente umana.

SAFET ZEC

27 anni fa morirono Romeo e Giulietta di Sarajevo, Boško Brkić ortodosso e Admira Ismić musulmana. Da allora la loro morte viene usata come esempio di assurdità̀ della distruzione della guerra nella regione. Questa coppia, entrambi 25 anni di età, tentò di fuggire il 18 maggio 1993, dal male e dalla pazzia della guerra che colpì il loro paese, e furono uccisi sul ponte Vrbanja sul fiume Miljacka.

Giovani e innamorati, di confessioni religiose diverse, si stavano preparando per il matrimonio e fuggire dalla realità̀ insopportabile. In quel giorno fatale di maggio nelle ore pomeridiane, con la speranza di riuscire la fuga da Sarajevo, sono stati uccisi da un

cecchino e sono stati lasciati a giacere l’uno sulle braccia dell’altra per giorni, stesi sull’asfalto di Sarajevo, per- ché nessuno ha osato spostarli dalla linea di demarcazione. I loro corpi rimasero per strada per sette giorni. Il padre e la madre di Admira hanno scoperto che la loro figlia era stata uccisa dopo due giorni. Le foto dei corpi di Boško e Admira di Sarajevo hanno fatto il giro del mondo. Sette giorni dopo essere stati uccisi, l’esercito serbo ha trascinato i loro corpi giù dal ponte e li ha seppelliti a Lukavica. Quando la guerra finì, nel 1996, sull’iniziativa e col desiderio dei genitori di Admira, i loro resti furono trasferiti al cimitero Lav di Sarajevo e furono sepolti insieme.

Nessuno ha risposto per la loro morte, i colpevoli non sono mai stati trovati. L’amore di Boško e Admira è stato sostenuto e accettato dalle loro famiglie, e gli amici hanno detto che nessuno poteva immaginarli separati, che andavano sempre insieme e che erano l’esempio per tutti gli altri di come l’amore doveva essere. E prima che iniziasse la guerra il padre di Boško morì e madre e fratello andarono in Serbia. Non aveva più famiglia a Sarajevo, oltre al suo amore dai tempi della scuola, Admira. Per lei rimase a Sarajevo mentre le granate cadevano sulla città, e le persone morivano ad ogni angolo. Anche se viveva- no a chilometri di distanza, si vedevano ogni giorno. Un anno prima dell’inizio della guerra in Bosnia- Erzegovina hanno deciso di abbandonare la città e cercarsi una vita migliore…

Hanno organizzato l’uscita dalla città circondata con un amico comune e sono andati verso la libertà quel 18 maggio 1993. Credendo che ci sia un cessate il fuoco attivo, non hanno aspettato la notte e sono partiti alle 17, ma arrivati al ponte di Vrbanja, il primo proiettile di un cecchino colpì Boško e un altro subito dopo Admira. Ferita a morte, strisciò fino al Boško morto, lo abbracciò e morì.